Siccità

Approvvigionamento idrico, quando può essere un problema

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L’approvvigionamento idrico è un tema su cui si discute sempre più spesso a causa dei cambiamenti climatici e della crescente richiesta di acqua potabile.

Tra allarme siccità e improvvise precipitazioni, la lotta agli sprechi è indispensabile.

Qui abbiamo raccolto alcuni consigli per ottimizzare i consumi domestici e usufruire di un’acqua leggera e salutare direttamente dal rubinetto di casa.

Approvvigionamento idrico: è allarme siccità anche al Nord

Nell’inverno del 2022 nel Nord Italia non ha piovuto per 100 giorni. Una situazione paradossale che ha portato il fiume Po a registrare una siccità peggiore che nei mesi estivi più caldi.

Secondo i dati riportati da Il Giornale a marzo c’erano 3 miliardi di metri cubi di acqua in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In totale, una riduzione del 56,8% sulla quantità media di riserve idriche della zona.

Un fenomeno che ha acceso nuovamente il dibattito sull’approvvigionamento idrico e sull’allarme siccità: non più una problematica legata solo alle regioni del sud Italia.

Nello stesso periodo infatti, anche il Comune di Darfo Boario Terme ha emanato un’ordinanza sull’acqua potabile.

Il sindaco Ezio Mondini ha invitato i cittadini a contenere i consumi di acqua potabile proveniente dall’acquedotto comunale, evitando di usarla per irrigare giardini e aiuole o per lavare le autovetture. Inoltre le vasche d’accumulo sono state colmate con acque di superficie e le famiglie sono state invitate a bollirle prima di utilizzarle per cucinare.

Che cosa si intende per approvvigionamento idrico?

Con la definizione di approvvigionamento idrico si identificano le diverse fasi che portano all’erogazione di acqua potabile. Si parte dalla captazione, per poi passare alla depurazione con impianti comunali, fino alla raccolta e alla distribuzione attraverso gli impianti pubblici.

Da qui, l’acqua potabile arriva al punto d’uso in edifici residenziali, commerciali e pubblici, venendo convogliata anche all’interno di impianti antincendio.

Più precisamente, il Ministero della Salute specifica che: “la zona di approvvigionamento idrico è un’area geograficamente definita. Al suo interno le acque destinate al consumo umano provengono da una o varie fonti e la loro qualità può essere considerata sostanzialmente uniforme”.

Approvvigionamento idrico

Come funziona l’acquedotto comunale

All’interno dell’acquedotto comunale l’acqua viene trattata con cloro, altre sostanze chimiche e filtrata una o più volte a seconda delle percentuali di sostanze indesiderate contenute.

Da che cosa dipendono i trattamenti che subisce? Dalla categoria a cui appartiene secondo la classificazione regionale ovvero:

  • A1 – ha bisogno solamente di trattamento fisico e disinfezione
  • A2 – necessita anche di un trattamento chimico
  • A3 – è indispensabile un trattamento chimico avanzato, oltre a quello fisico, all’affinamento e alla disinfezione

In ogni zona di approvvigionamento idrico esistono dei punti di campionamento rappresentativi per verificare la qualità dell’acqua distribuita dal depuratore comunale ai punti d’uso. Qui dei tecnici specializzati effettuano tutte le verifiche dei parametri minimi necessari per considerare l’acqua potabile.

Ecco perché l’acqua del Sindaco è generalmente di buona qualità: viene controllata più volte fino a quando arriva negli impianti degli edifici.

Le eccezioni: i PFAS

Le acque superficiali, profonde e di acquedotti pubblici, possono entrare in contatto con PFAS, sostanze utilizzate per la produzione di svariati beni di consumo e dannose per l’ambiente (e le persone), a causa della loro resistenza e la facilità a spostarsi da un ecosistema all’altro.

Lo scarico industriale di un’azienda di Trissino (Vi) a partire dagli anni ‘60, ha provocato la più grande contaminazione da PFAS di acque superficiali, con la prima segnalazione di inquinamento delle falde arrivata solamente nel 1977.

Ci sono voluti più di trent’anni per una conferma ufficiale, a seguito di uno studio commissionato nel 2011 al CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) dal Ministero dell’Ambiente. L’area coinvolta abbraccia le province di Verona, Vicenza e Padova per un’estensione di circa 180 chilometri quadrati e interessa trecentomila persone che abitano in quelle zone.

Per contenere l’inquinamento dell’acqua potabile, i Comuni sono dotati di sistemi di filtrazione a carboni attivi dispendiosi, mentre l’accesso a centinaia di pozzi privati è stato proibito.

A fronteggiare questo fenomeno il movimento “No PFAS”, attivo dal 2013 per il diritto all’acqua potabile, mentre al momento non esistono ancora leggi a livello nazionale che impediscano lo scarico di queste sostanze all’interno delle acque industriali.

Approvvigionamento idrico: l’importanza dell’acqua del rubinetto

Per ottimizzare i consumi d’acqua ed essere sicuri di avere a disposizione un liquido di qualità, è importante effettuare un test dell’acqua di casa. In questo modo si capisce se, una volta che l’acqua comunale entra nelle tubature dell’edificio, incontra eventuali sostanze indesiderate.

Per rendere l’acqua potabile del rubinetto di alta qualità, leggera e salutare, esistono dispositivi tecnologici a osmosi inversa come quelli di Acqualife.

Si tratta di purificatori domestici che, tramite l’utilizzo di membrane, eliminano le impurità e rendono l’acqua da bere e per cucinare più buona.

Per far fronte all’allarme siccità e non impattare in maniera negativa sull’approvvigionamento idrico, è necessario ottimizzare i consumi scegliendo l’acqua del rubinetto. Vuoi saperne di più? Richiedi subito un test gratuito dell’acqua.

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